Vivere con l’artrosi e la gotta: «La mia terapia è non lasciarmi abbattere»

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Ruedi Lehner

«Questo è il mio angelo custode», dice Ruedi Lehner. Alzando lo sguardo sopra la montatura degli occhiali, scruta il volto in pietra della scultura ad altezza naturale. È stata realizzata in un istituto per il recupero di ragazzi problematici, utilizzando come materie prime legno di deriva, lamiera d’acciaio e pietra. Il fotografo tocca le ali del suo amico silenzioso. Quasi con devozione, le sue dita curve scivolano sull’acciaio arrugginito. Ci sono giorni nei quali non riesce a piegare le articolazioni delle dita.

Ruedi Lehner
Angelo custode personale: Ruedi Lehner con la sua scultura in legno di deriva.

In altri giorni le ginocchia gli rendono difficile camminare. Sono una tribolazione anche i momenti i cui i piedi gli fanno male e le spalle si rifiutano di fare il loro dovere. Questi disturbi non si limitano però ad alternarsi, ma si manifestano contemporaneamente in varie combinazioni, racconta Lehner. Quella gravità che poco prima dominava i tratti del suo volto, lascia però subito spazio a un sorriso malizioso: «Il mostriciattolo non penserà mica di rendermi la vita difficile? No no, sono io che gli do del filo da torcere», scherza il nostro 68enne.

La gotta e l’artrosi

In realtà sono due i «mostriciattoli» che da più di un decennio non danno tregua a Ruedi Lehner: la gotta e l’artrosi. «Tutto è cominciato quando mi sono accorto che non riuscivo più a piegare bene le dita. Stavo anche perdendo forza nelle mani.» Osservando la presenza del mignolo sinistro curvo, il suo medico manifestò il sospetto che potesse trattarsi di gotta. La radiografia evidenziò però una vecchia frattura che non era stata riscontrata ed era perciò guarita male. Allo stesso tempo erano però presenti anche formazioni di tofi a carico delle articolazioni. Successive analisi confermarono quindi il sospetto del medico.

A distanza di breve tempo, il paziente ricevette dallo stesso medico la diagnosi di artrosi. A causa di problemi importanti al tendine d’Achille, il medico indirizzò inoltre Lehner da un ortopedico, che gli prescrisse delle scarpe ortopediche. A quel punto i «mostri» avevano dunque un nome ben preciso e al paziente affetto da reumatismi vennero prescritti cortisone e antidolorifici per tenerli sotto controllo.

Non può mancare un po' di carne

Ruedi Lehner
Raccolto ricco: l'anno scorso l'appassionato giardiniere ha confezionato 120 barattoli di cetrioli.

«Sono una persona positiva e dico a me stesso: quello che non è in mio potere cambiare, lo accetto e ne traggo il meglio che posso», dice Ruedi Lehner mentre guarda con grande affetto le sue piante di cetrioli. Per adesso non hanno ancora dato frutti. Però, con il raccolto dell’anno scorso, quest’uomo con alle spalle una formazione da cuoco ha messo via 120 vasetti di cetrioli sottaceto. Anche se ha dovuto appendere al chiodo la sua professione di un tempo a causa dei problemi di salute, la cucina e il cibo continuano ad avere un ruolo importante nella sua vita.

Nonostante la diagnosi di gotta, non ha però cambiato radicalmente la sua alimentazione. «Sono e rimango un carnivoro», ammette Lehner, nativo di Berna. Ha tuttavia ridotto il consumo di carne: «Oggi la mia compagna ed io mangiamo ancora carne circa tre volte a settimana, al suo posto ogni tanto mangiamo pesce, e gli altri giorni non mangiamo carne. Non so se questo implichi qualche cambiamento per le mie articolazioni. Mi accorgo però che il mio peso si sta normalizzando.» Prima Ruedi Lehner pesava 140 chili. Nel giro di tre anni ha perso la bellezza di 45 chili e adesso si sta avvicinando al suo peso ideale, come lui stesso dice.

Almeno 6000 passi al giorno

Ruedi Lehner
Ruedi ha sempre la fotocamera con sé, perché la fotografia è un'attività che riesce ancora a svolgere nonostante le limitazioni.

Questo successo lo deve anche alla sua volontà di ferro nello svolgere regolarmente attività fisica, anche quando deve forzarsi a farlo. Inizialmente erano 3000 passi, pari all’incirca a una mezz’ora al giorno. Nel frattempo sono aumentati, arrivando a punte di tre ore. «Ce la faccio ancora, non chiedetemi come, ma ci riesco. Quando i dolori sono troppo forti prendo una pastiglia di antidolorifico lungo il percorso.» Le limitazioni dovute alle malattie non si fanno sentire solo quando va a fare una camminata o quando va in bicicletta. Anche svariate attività della quotidianità sono difficili e dolorose: «Molte cose mi cadono dalle mani e faccio fatica ad aprire i tappi a vite. Tagliarmi le unghie dei piedi è una vera e propria tortura a causa del ginocchio.»
Inoltre, i dolori alle spalle lo limitano quando deve sollevare qualcosa.

Eppure, Ruedi Lehner non sarebbe Ruedi Lehner se rimpiangesse ciò che non è più come prima: «Riesco ancora a fotografare», dice, e ne dà anche subito una dimostrazione catturando i garofani rosa acceso sulla scheda della sua fotocamera. Pur avendo già superato l’età della pensione, segue ancora una manciata di clienti. «Un fotografo indipendente guadagna troppo poco per poter andare in pensione», borbotta Lehner.

Supporto terapeutico a quattro zampe

Da quasi quattro anni vive con la sua compagna nella casa dei genitori di lei a Sursee. Nella cura delle piante, che crescono rigogliose sul balcone e in giardino, Ruedi Lehner ci mette davvero tutta l’anima: «Ricevo moltissimi complimenti, che però sono anche il frutto di tanto lavoro.» Un lavoro che a lui però fa anche bene. Il lavoro fa parte del suo personalissimo programma terapeutico. Nelle cure rientra naturalmente anche il fare movimento e, da circa due anni e mezzo, il cane meticcio «Zimbra». In qualità di «padrino», Lehner si occupa del cane di sua cognata tutti i giovedì. Secondo lui è diventato il suo cane da «pet therapy», perché in compagnia di questo amico a quattro zampe le passeggiate diventano momenti davvero speciali.

Senza farmaci Ruedi Lehner non riuscirebbe però a resistere. Quando le mani e i polsi si gonfiano e lui non riesce più a piegare le dita, allora sa che deve dare un po’ di sollievo al suo corpo prendendo il cortisone. Il più delle volte basta già un quarto della dose normale. «Il mio medico dice che sono stato fortunato, perché il mio corpo risponde bene al principio attivo. Ci sono persone che devono prendere il cortisone ogni giorno.» Per questo appassionato camminatore, il farmaco rimane riservato per i casi di emergenza. Inoltre, assume al bisogno lo Spiralgin come antidolorifico. Gli giovano anche le pomate e il bendaggio delle articolazioni che non funzionano più perfettamente. In questo senso elogia senza riserve i grandi giovamenti che trae dal Balsamo del cavallo.

«Perciò non ho motivo di lamentarmi»

«Però la mia terapia più efficace è non lasciarmi abbattere», dice Ruedi Lehner. Volge lo sguardo verso l’alto, all’imponente asta che si erge nel prato come un saldo punto di riferimento, e tira una fune. Il festone di bandierine si raddrizza, un po’ svolazzante, verso l’alto, dove sono già appese tre bandiere. «Finché riesco ancora a camminare e non ho bisogno della sedia a rotelle, io sto bene. Perciò non ho motivo di lamentarmi», spiega Ruedi Lehner con fermezza, e osserva soddisfatto le bandiere che danzano al vento.

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